Interno 4
o di una
contemporanea Spoon river
Chi vuole incontrare Cony Ray nel viaggio
metropolitano di Interno 4, libro volutamente ed interamente autoprodotto dall’ autore –
editore, alla ricerca di “Qualcosa di buono” che “ accada sotto
il cielo della solitudine”?
I suoi passanti ce li
elenca tutti a pagina 114 di questa sua
raccolta di esordio, Interno 4 ( Roma 2008, pp.138), sono i Maestri della sua
ricerca poetica, gli amati ispiratori della sua scrittura in uno schiacciamento
ed annullamento del tempo dove “un anno o dieci anni non sono niente” ed essi,
i Poeti Maestri, possono incontrare i marginali del vivere che Cony descrive
nelle narrazioni in versi del suo libro.
Dunque, fra gli altri,
Edgar Allan Poe, Dino Campana, Dylan Thomas, Majakovskij, Anne Sexton, Allen
Ginsberg, Biagio Propato, Blake, Bob Dylan, Jack Kerouac, Pier Paolo Pasolini,
Fabrizio De Andrè, Amelia Rosselli , Lou Reed e Bertold Brecht incontrano, per
le strade di questa contemporanea Spoon River, il poeta, il carcerato, il
transessuale, il voyeur, l’anoressica e la suicida, e tutti quanti, incontrano,
in chiusura di viaggio, il padre che educa ed indirizza, esibendo
l’ineluttabilità della morte: “ a me non piacciono le sorprese che suonano il
campanello/ di casa al mattino./ Attraverso i carboni del fuoco della tua
malattia,/ in fondo, ho imparato la lezione. / Per ogni cosa della vita,/è bene
non farsi trovare impreparati.”
L’umanità precaria che
narra la diversità, narra, a ben leggere i modi della propria quotidiana morte,
tinta di frammenti corporali ( “ e
quando nel cesso vomito il niente,/ quel niente mi ricorda la mia fragilità”; “
ora l’atto è compiuto,/ lo sperma è andato in un kleenex”), la danza è una
danza macabra ( sai come me ,/ che la tristezza,/ in qualsiasi notte di
pioggia,/ puoi schiacciarla ballando ).
La strada più che vissuta,
è osservata, come metafora del vivere. Non deve trarre in inganno il vitalismo,
quasi dannunziano, che apre e chiude Interno 4 ( “ amore quindi per la vita,
per quella che gira fuori e dentro di noi, con tutte le sue contraddizioni,
quotidiane e universali” ; “ E la poesia sotterranea è ancora Regina delle
fogne…/ Ed io dal profondo continuo a credere in quella poesia”), l’impalcatura di Cony è severamente morale e
chiusa nel recinto dell’osservazione del limite estremo, che i marginali, più
di tutti gli altri, conoscono e affrontano ogni giorno.
Per questo alla
poesia è riconosciuta la missione “politica” di tentare il cambiamento e di
scommettere sulla sua possibilità ( “ In fondo le parole nell’immagine di un
verso/ filtrano in una riflessione insospettabile/ che ha il sapore di
un’aggressione a sangue freddo” ).
Sceneggiatura
sulla nostra contemporanea umanità, canovaccio di destini dolorosi che
rimandano al nostro, Interno 4 si colloca, pienamente ed in modo del tutto
originale, nella tradizione della poesia civile
del nostro secondo Novecento.
Cetta Petrollo
Cony
Ray, Interno 4, Roma, 2008, pp.138