I
(fuori)
...Io
lo conobbi allungandomi sulla corda
dell'arco
e le mie frecce scomparvero
inseguendo
il deserto
i
miei occhi inghiottirono rivoli di umori
da
qualche parte del cuore
e
l'odore del sale mi schiacciò occultamente
sulla
pianura dei miei sensi
non
é da tutte incontrare gli dei
non
é da tutte, mascherati viandanti,
saperli
riconoscere!
E'
lui che vedo
quando
gioca con canestri di frutta
e
mangia uva e spacca melegrane
o
segue il frumento tagliato
disteso
e senza dimensione...
Le
fanciulle pazienti
scavano
ruderi bianchi
squarciando
veli al tempio
che
continui di fuori la linea
della
gioia sommessa e spalancata!
Silenzio
dopo silenzio sgranato…
Dove
dunque si nasconde
in
quale connessione del ricordo
che
agita l'estate e giustifica il mondo?
in
quale dolcezza di pelle
che
da lontano proviene
o
é nel vigneto accaldato
nel
giardino degli arresi limoni
e
dappertutto dappertutto
misto
alla brina dell'afa
e
nel corteo del vuoto?
Avanzano
teorie di conche bianche
felici
spazi indifferenti
muove
la conoscenza sue radici
e
disegni introversi si dispiegano
fanno
mare e veleggiano
vincendo
le parole!
I
cerchi allora esplodono scoppiando
con
ritmi cautamente crudeli
i
rami dei cieli d'agosto
hanno
fantasmi che aspettano
e
fisse meridiane.
(...
Oh ma non credere di siglare il cielo
con
distaccate vertigini di ali
sono
io nave che attira i gabbiani
e
su di me precipitano i voli
e
ruotano immemori di altre latitudini
la
parte che mi trafigge ogni giorno
suscita
tripudi di pesci
che
di parentesi in parentesi si inseguono
è
mia l'ora del sensuale delfino
lo
scavo che porta il concavo alla luce
il
ghirigoro allusivo il tuffo e il ritorno
nella
mia mente vago ricostruendo appigli
che
appena detti si irradiano di spruzzi
costruendo
leggiadre architetture
per
sirene incolpevoli
i
loro cori interrotti marcano i miei silenzi
la
superficie che lacero
da
agio alle sibille quotidiane...)
questo
posto cerca disordine e soprammobili
e
i ragni trovano la loro naturale dimora
salgono
alle pareti tessono veli
che
lambiscono il sole
io
non pulisco più
l'estate
domina in penombra tranquilla
(dentro)
Egli
parla di Gutenberg
(Frantumando
con discrezione
la
compattezza della strada
e
noi siamo al livello della vetta
cariatidi
sommerse ci sostengono
il
frontone si allaccia alle caviglie
le
virgole dei capitelli come radici fossili
trattengono,
nella pietra qualche secca diagonale
sui
muri chiude lo stasimo del passato
e
lo riapre.
Rispetto
per questi successivi rilievi
che
si sfogliano
le
ferite del tempo sono cunicoli
da
cui si può invadere il futuro).
(Il
tuo ascolto é un porto
dove
passo e ripasso allentando gomene.)
(Valve
che nuovamente dischiudo
nuove
valve ogni volta)
Il
mare ha profondità che allontanano
sopra
cui non si fissa l'occhio
tranne
quando il suono di una fontana
trascina
e tocca qua e là
in
vari punti premendo
allora
una gora si allarga e si rompe
sono
sassi gettati sulla pelle
il
ricordo é sospinto dall'accordo
di
questi tintinnii
si
naviga tacendo tutto
raccattando
quanto altri smarrisce
si
naviga all'orizzonte
su
piste aperte da città assediate
fiori
d'acqua alghe meduse barriere
l'attenzione
testardamente indifesa
chiarisce
le rotte purché non si sbarchi
l'anima
ha i suoi improvvisi calcoli
che
d'improvviso si spogliano
quello
che resta é tutto
ed
ingrandisce gli occhi
I
capi lettera introducono sogni
da
finestre d'inchiostro
fra
precise colonne gli amorini
giudicano
la saggezza
la
loro rotondità parla una lingua
che
infligge pause al corpo
nell'orologio
fitte dei visceri
una
donna é destata da un dio
i
sogni della nascita
si
spezzano come pallide perle
trascinate
da onde riflessive
ogni
mattina ha risvegli sempre più freschi
che
si restringono a imbuto
sulla
curva di giornate cittadine
altro
latte non c'è
e
finisce il basilico orgoglioso
sull'alibi
di poche rughe
poiché
le fonti interne si esauriscono
sullo
scorcio di ultime clessidre
i
bianchi amanti si allontanano
chiusi
nel loro tutto
estinguendo
la parentesi tesa
si
allenta la cintura
il
grifone dagli occhi indaganti chiude i discorsi
sul
piedistallo delle bestie
o
é la gatta col topo in bocca che prosegue
al
di là della fine
geroglifici
ai margini
il
pesce si fissa intorno all'ancora
i
mostri della carne meravigliano
(
e nostalgia di un taglio ci accompagna presso gli ultimi nidi...)
II
(ancora
fuori)
E saliamo
a settembre
senza
corrispondenze
il
batacchio di ferro, il rintocco del passo
senza
corrispondenze
girando
giri sempre più stretti poiché si è toccata la terra
(
ma quella Leda a gambe spalancate quel cigno quel cartiglio
gialli
artigli attaccati alla carne ali di piume vittoriose
tutta
la terracotta del cuore non allontana il
presente
si
spacca nella notte insonne nel suo nero
splendente
senza
corrispondenze
nelle
promesse della carne offre Leda il suo
sangue
senza
corrispondenze
guardando
negli occhi il cigno
o
al suo cuore mirando e alle bianche
lusinghe?
Nella
seta del desiderio
batte
di stupore il sesso ridestato
dal
fruscio delle ali…)
I
libri del viaggio si offrono con memorie diverse
e
nuove citazioni ci raggiungono
col
fascino delle scommesse
dei
rischi delle fughe delle nascoste figure
ai
margini dei quadri
trasparenze
di segno difficili
negli
angoli dell’anima indurita .
E
di un balzo siamo là
al
centro del dipinto
nella
sua solitudine
ci
muoviamo con accortezza come la liana
o
piuttosto la radice eviscerata
fra
scene di scansie
(ma
non scienza non scienza)
piuttosto
carne governata dal verso
che
fu bene accettare.
Se
tutto è così prossimo vibrante per
approssimazione
come
negarsi alla conoscenza
(ma
non scienza non scienza)
che
le parole dei fatti abbandonano
possiamo
solo interpretare le linee
spiarne
le conseguenze per approssimazione
(ma
non scienza non scienza)
giacché
si è aperto ormai altro sipario
e
niente sarà simile a prima
solo
la nostra propensione all’andare
frontespizio
da girare
e
per quanto si creda
o si supponga di
forza posseduta
la
pagina è voltata
la strada inesplorata.
E
di nuovo fu passo, sampietrino, silenzio, imbarazzo,
nell’umida
difficoltà dello scoprirsi
trattenendo
parole nella finzione del dire
schermatura,
comprensione del ritmo
dall’altra
parte del solito rifugio
fa
capolino la storia nella stretta
distanza sostanziale
(eppure
qui insieme)
come
le stratigrafie del territorio
quando
un coccio si lega
ad un
reperto di epoca diversa
di diversa fattura
precipitato in basso o quello piuttosto
in alto sobbalzato?
(Il
tuo ascolto è un porto
dove
passo e ripasso allentando gomene)
(valve
che nuovamente riapro
nuove
valve ogni volta)
E
nello stesso momento diagnosi del tempo in cui ci dibattemmo
contemporanei
a noi nello stesso momento
nello
stesso quadrante di mappa cittadina
destra sinistra
magari
ci sfiorammo di qua di là della strada
destra sinistra
senza
un sospetto negli occhi della giovinezza
destra sinistra
ma
non voglio franare nelle abusate storie
nelle memorie che non trattengo
carta
di giornale per intrigare storici
spazio fra le scansie dei libri
a me indifferente
indifferente
oramai alle spiegazioni di testa
che
non fruttano un solo attimo di vita
nelle
note a pie’ pagina
che
non indagano il senso
che
non fruttano un solo attimo in più
di
vita
E
il corpo già esprime quello che c’è da dire
meglio del dire
E
riporto i miei passi ( le rotte?)
nella
notte comune in un intrico di storie
attenta
a non calpestare inchiostri punteggiature
filigrane
e sommersi boschi di parole
un
ricamo del noi che si fa forte
delle
orme lasciate dai viandanti che furono
accompagnarono
tornarono ci lasciarono ci seguirono
ci
sedussero ci bloccarono si fermarono
a
cui tornammo riandammo ci scostammo
carità
del sé comprensione
non
trascurabile corteo d’amore
carità
di sé comprensione
non
trascurabile corteo d’amore
(
il tuo ascolto è un porto dove passo e ripasso
allentando
gomene)
(valve
che nuovamente riapro
nuove
valve ogni volta)
E la carezza che non può bastare
si leva alta in volo di gabbiano
( sono io la nave che attira i gabbiani)
e mi trascina via
suadente nel suo rapido cielo
che non può fuggire
nemmeno imbrigliandosi di senso
siamo lì io e lei in volo di gabbiano
(sono io la nave che attira i gabbiani)
e c’è resa totale
sulla mia pelle c’è
resa totale
e nelle ali rimango stordita
mentre mi trascina in ossigeno di cielo
cui non puoi chiedere né pretendere
sconfitta in alto prigioniera legata
e può bastare ossigeno di cielo
mentre il gabbiano vola e io con lui
(sono io la nave che attira i gabbiani)
dentro di lui tradita da me stessa
e potrà bastare ossigeno di cielo
ma non abbiamo ancora detto niente
ma è ancora niente questo dire
perché già la terra torna a tirare e l’acqua porge
carezzevoli forme
e mi domando, infine, il gusto il sapore del tuo sesso
del
tuo sperma
se simile alla mente
prodigioso di mutazioni mutamenti del plasma
ricerca di colori di sbavature di rotonde piegate linee
miti di noi che ancora non siamo
miti di ciò che fu la nostra storia
quando eravamo altrove
intrecciati confusi
ai margini del quadro
altro non mi interessa
mentre si rapprende il cielo
il sapore
del tuo sesso
del tuo sperma
se simile alla mente
nelle manine della terra
se simile alla mente
il dio mi ha nuovamente sconfitta indifferente
il sapore del tuo sesso
a me che mi rapprendo e
aggrappo
aggrappo in briciole
(dentro )
Egli parla di demoni travestiti da angeli
chiudendo il tempo in canopi
difficili da disserrare
sicché bisogna raccogliere i secondi
che ha lasciato cadere
sulla memoria della voce
acuendo l’udito fino all’ultimo soffio
quando lo risucchiò la sera
sotto
la fuga delle arcate
verso case custodite
fuori dal cielo!
E non fu facile dirlo
mancò il coraggio per il sacrificio
al dio indifferente
offrendo la propria bocca
sul suo sesso
si iniziò una danza della mente
(Il sapore del tuo sesso)
dunque tenetemi nel cerchio schermata
mentre sciolgo i miei versi
e il sangue del desiderio
è ormai dipinto in questo che si allontana esce di scena
esce di scena di verso in verso avviandosi
esce di scena di verso in verso avviandosi
passeggiata seconda lungo il limite
della mente
(sono io la nave che attira i gabbiani)
il corpo si ritrae sponda seconda
alla fase seconda della luna orgasmo che non sarà
e io me ne starò distesa
incinta di parole?
Ma s’è aperto il passaggio
corrispondenza del sé
corrispondenza del sé riscaldandosi l’aria
appena appena sulla brace del camino
riscaldandosi l’aria
(il tuo ascolto è un porto
dove passo e ripasso
allentando gomene)
(valve che nuovamente riapro
nuove valve ogni volta)
Cetta Petrollo