Falso Demetrio
Il venerdì sera andiamo in
libreria. Ci si va in discesa lungo via Balbi, rapidi, e poi via Garibaldi e
via via ,ancora in discesa, fino a piazza De Ferrari per precipitare giù a
Palazzo ducale e nella discesina con i mattoncini rossi e poi i carruggi e via
di San Bernardo e la piazzetta.
La discesa è silenziosa com’è sempre fra le sette e le
nove, ora di famiglie chiuse a cena, anche qui, dove le finestre sono finte e
colorate e le persiane sempre tinte di giallo o di verde.
E’ un attimo, sospinta da questa famiglia lieve che mi ha
adottata, sono in libreria.
La libreria dei poeti, piccola, legnosa e morbida, con i
libri appoggiati sulle mensole e i ragazzi ingombranti di occhi e di zaini.
Beviamo.
Osservo gli sguardi della giovinezza così rapaci.
Il ritorno in gruppo è ancora più veloce.
Intorno salgono tutti i rumori della notte.
La ferma intensità dell’aria.
Sarebbe così bello se non lo potessi raccontare?
No, non sarebbe così.
Racconto subito col telefonino.
E so che il mio sguardo è condiviso.
Racconto per chi mi ascolta.
E riconosce il mio sentire.
La sua città.
Cetta Petrollo
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