All’epoca che le fanciulle 25 (donna)
E la
venticinquesima si mise a raccogliere sulla sabbia pezzi di abiti che le erano
caduti intanto che andava, qua un paio di calze, là una sottana, in fondo uno
scialletto che la sabbia lo aveva così coperto che quasi non si notava più non
fosse per la frangia celeste che sporgeva, più lontano ancora il reggipetto che
era proprio da fanciullina con i fiocchetti e i ricami e la maglietta a collo alto
si capisce e i reggicalze che non s’usano più ma qualche volta le ragazze ci
giocano e poi i sandali e poi i bracciali gli anelli e infine le mutandine e
intanto che raccoglieva indossava nuovamente tutte queste cose che mentre le
indossava cambiavano e non scintillavano più come quando le aveva messe la
prima volta prima di togliersele intendo ma ritornavano su opache e
completamente diverse vestiario di donna non più di ragazza.
E dapprima
quindi per ordine inverso indossò maglietta e sottana e poi le calze e poi le
scarpe e poi lo scialletto e ora come faccio si chiese che nelle mani le erano
rimaste mutandine e reggipetto e reggicalze, non posso mica mettermele qua
sopra che sono già tutta rivestita perciò decise di non metterle affatto e le
ributtò sulla sabbia sperando che qualcuna delle ventiquattro fanciulle che
continuavano a girare fra cielo e terra e sabbia e universo e che si
arrampicavano lungo le stanze le grotte
e i giardini le notasse e le indossasse ancora una volta per ridare loro luce e
splendore.
Lei certo no.
Che lei era
tornata donna.
Che donna vuol
dire domina. Reggitrice.
Che donna vuol
dire governo di sé. Pienezza. Forza. Fiducia. Accudimento. Cura. Che donna vuol
dire che intanto che andava misurava di nuovo la processione di piatti e
pentole le pila delle lenzuola che dove mai era andata a finire tutta questa
roba intanto che le fanciulline spuntavano come funghi dalle sconnessioni
dell’amore e del desiderio.
Che dove mai
erano andate a finire tutte le sue punteggiature e la libertà di aprire la
finestra alla mattina e di dirsi qui abito io.
Io.
Donna. E intanto
che andava guardava con grande tenerezza queste ragazze che avevano per un
momento pensato di fermare il tempo pensato di aprire i cancelli pensato di
prendere gli aerei volare sostare di nuovo ripartire.
Donna. Attenta
silenziosa. Donna accorta che difende la femmina. La nasconde.
Donna forte. In
dicitura di verso.
In preparazione
di nascita di morte.
E nella mia
isola ci andrò da sola decise.
Per ora almeno.
Per un po’.
Magari la
prossima settimana.
L’aliscafo parte
dal molo Beverello.
Porterò il mio
maglione rosso.
E questo
computer. Non si sa mai che mi venga voglia di continuare a scrivere.
Cetta Petrollo
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