Ma siamo risalite dal capodanno
abbiamo riacchiappato i fili
rammendato
infine ricostruito il tappeto
mi sembra più forte
i fili che abbiamo messo infatti
sono ancora più forti
il tappeto ha di nuovo robusti nodi
e dal cielo sono arrivate avvisaglie di amici e fotografie
e questa calma
continua
preghiera che c’è stata.
Sarà il ginkgo ma trovo la forza.
La comunicazione
è tranquilla
fra un cappelletto e un altro.
Persino Sara disinvolta poeta.
Ma tu disinvoltissima aggiungi.
E di nuovo mi trovo a remare
e non mi importa se siamo in due
se la barchetta ha
ancora una volta
lasciato moli e approdi.
Lo sapevamo eh sì che lo sapevamo
(lo sapevamo eh sì che lo sapevamo)
Ma sono forte
(tu di più)
sulle gambe.
“Sempre obliasti, Aiace Telamonio.”
Le braccia qualche volta non lo sanno.
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Tanto per dire
Posso fare tovaglie di parole
persino un pranzo di virgole e merletti
e se c’è un imbuto ci casco dentro
con tutto il mio verde
tu mi capiresti tu che sacramentavi
se appena si avvertiva la piatta noia senza gioia
e ti salvavi a inizio anno
sbattendo carte in sequenza sopra alla scrivania
( non posso far niente se non viene)
io non posso far niente e tu sei mansueto
io sono mansueta e tu non puoi far niente
la Lezione è fuori formato siamo fuori formato
si traducono le nostre essenze in capricci e vecchiaie
(si accontentano sempre)
( per questo girerò l’angolo una domenica mattina)
Solo una ragazzetta col cappellino
si ricorda che è capodanno e mi telefona scusandosi
prima di andare a ballare
e mi porta cesti di poesie
aggraziata come una parentesi non chiusa
si porta dentro tutto l’inutile della inutile vita
la sopporta la espia.
Qui si tengono solo contabilità
da quattro soldi su un libro mastro
con regolarità da ragioniere
programmi come fossimo immortali
(“Immortali per le strade non ce n’è”)
sopportazioni e stracci per la polvere
scope ecologiche ricette di cucina
Ah!Mi voglio svegliare con una bella scorreggia
una delle tue tanto per dire.
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The straight story
Ti chiedi perché sei come in un quadro di Hopper
fra una domenica e l’altra
davanti a una candela rossa raggrumata
come in un quadro
qualcuno mi potrebbe vedere
come mi vede
l’aureola anni sessanta
sullo sgabello col bicchiere di vino
perché qui si viaggia
appena a due metri da casa
e si viaggia e si viaggia
(ci si nutre della giovinezza
quella che non ti tocca
ma solo di struscio ti accarezza
e montagne di dolcetti di sfizietti
come fatti dalla mamma)
anche parlare sarebbe faticoso
un raspare contro alle pareti
ma guardare no
guardare un po’
mentre la musica ti accompagna
ti reggi sul freddo del calice
fai esercizio
anche un poeta l’ha detto:
“ci vuole temperanza e abitudine”.
The straight story.
Perciò dialoghi con me
e mi sovvieni e /o a riporto sostieni
e bisogna essere guardinghi
che non si aprano le dighe
quelle che non ti risultavano
il lagnio della poesia domenicale
a pancia piena.
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